È successo un po' di giorni fa, ma è una conversazione senza tempo, che illustra molto bene la solitudine in cui le mamme crescono i figli, in cui li allattano, senza che le persone intorno a loro davvero riescano a comprendere il grande bisogno di presenza reale che sperimenta chi allatta. 

Mi arriva una telefonata, e dopo i primi convenevoli segue questa conversazione.

Mamma: Voglio smettere di allattare, non ne posso più. 
Io: Dimmi, cosa sta succedendo?
Mamma: Prende il seno solo per addormentarsi ormai. Di giorno, o la sera, si addormenta anche se lo cullo, ma la notte vuole solo il seno e non ne posso più...
Io: Dove dorme, e come vi mettete per riaddormentarlo?
Mamma: Dorme al piano di sotto nella sua camera, e per riaddormentarlo mi inginocchio vicino al letto offrendo il seno fino a che si riaddormenta.
Io: Non stai scomoda?
Mamma: Sì, in effetti sì, forse per questo non ce la faccio più...
Io: Come hai vissuto l'allattamento fino ad ora?
Mamma: Faticoso. Voglio smettere anche perché l'intensità di questo bambino che dipende solo da me è troppa, vorrei che anche altri potessero addormentarlo, di non essere sempre e solo io a doverlo accudire. ...L'unica altra persona che riesce ad addormentarlo è mio suocero.
Io: Cosa ha di speciale tuo suocero? Cosa fa di diverso dagli altri?
Mamma: Sta con lui. È dolcissimo. Lo prende in braccio, gli canta, gli parla.

Questa conversazione mi ha colpito molto, per l'immagine davvero bellissima di questo nonno che si occupa di suo nipote con tanto amore e attenzione.

Ma anche perché fa emergere molto bene come la motivazione che spinge tante donne a voler smettere di allattare non sia davvero un problema relativo all'atto dell'allattamento in sé, ma alla fatica dell'accudimento, spesso portato avanti da sole.

Come se ci sia bisogno di smettere di allattare affinché chi è intorno alla donna si accorga finalmente di non avere scuse, che anche gli altri possono creare una relazione forte con il bambino. Smettere di allattare, quindi, non perché non si vuole più continuare, ma per cancellare quella scusa del "eh, ma tanto vuole il seno, io non posso farci niente".

In realtà, la fatica non è insita nell'allattare. È che nella nostra cultura, la madre che allatta incontra molte più difficoltà a delegare aspetti della cura del bambino, difficoltà a condividere l'accudimento con le persone che le stanno intorno. Vuol dire portare il peso della responsabilità dell'accudimento tutto sulle proprie spalle, spesso senza possibilità nemmeno di esprimere questa stanchezza senza sentirsi rispondere "eh, hai voluto allattare? adesso vedi...".

Siamo in una cultura in cui l'allattamento non è considerato un metodo di accudimento, come è fisiologico che sia, ma solo come un metodo di alimentazione. Ne segue una visione secondo cui se il bambino chiede di poppare è perché ha fame, quindi se chiede di poppare di notte è perché si è svegliato per fame, e quindi la fatica dell'accudimento notturno è colpa dell'allattamento. In realtà sappiamo bene che il bambino chiede di poppare per riaddormentarsi, e l'allattamento è la soluzione del risveglio, non la sua causa. Questo è vero per tante altre situazioni - il bambino non chiede il seno perché è mammone/viziato/etc, insomma, ma perché è un modo di agire il rapporto con la madre, e le chiede dunque, con la richiesta del seno, il sostegno emotivo che gli serve per crescere e maturare.

Certo, poi ci sono altri fattori che complicano le cose, che spesso nascono anche questi da elementi culturali, come ad esempio la sistemazione notturna di questa famiglia. È possibile che i genitori avessero fatto delle scelte basandosi sulle aspettative di "cosa dovrebbe fare il bambino" (dormire nella sua cameretta), senza riflettere a sufficienza su quello che di cui in realtà aveva bisogno (avere la madre vicina), e non avevano perciò trovato delle soluzioni che permettessero a tutta la famiglia di stare comodi e riposare. 

In sostanza, quando una madre esprime il desiderio di interrompere l'allattamento, è importante analizzare quali siano i suoi bisogni dietro alla richiesta. Un approccio simile a quello che adottiamo quando un bambino insiste per avere una macchinina, una caramella o un giocattolo al supermercato: non ci fermiamo alla superficie della sua richiesta, ma cerchiamo di capire il bisogno sottostante. Solo comprendendo la vera necessità della madre, possiamo aiutarla a trovare una strategia efficace per affrontare e superare la sua difficoltà.

 A volte ci sono degli elementi pratici che possono alleviare la fatica (passare una notte sdraiata comoda è sicuramente meglio che stare in ginocchio in posizione acrobatica fino a che il bambino non si riaddormenta). Altre volte, la radice del problema risiede nelle dinamiche di relazione e di equilibrio familiare o nel contesto di vita della madre. Qualunque siano i bisogni e gli ostacoli che impediscono di soddisfarli, è importante lavorare per risolvere la vera questione, anche per capire se l'interruzione dell'allattamento sia effettivamente parte della soluzione.

Perché a volte smettere di allattare fa sentire la donna meglio, ma a volte, quando la motivazione non è quella giusta o il momento non è opportuno, potrebbe lasciarle dentro un rimpianto difficile da dimenticare.

Quando una donna ha davvero bisogno di smettere di allattare, per necessità personali, familiari, o di vita, è fondamentale analizzare la situazione specifica e trovare risposte differenziate che aiutino quel genitore, tenendo conto sia delle sue necessità, dell'ambiente e delle risorse, sia delle necessità del bambino. Non sempre è possibile interrompere un allattamento rispettando completamente i bisogni del bambino se questi sono in contrasto con quelli della madre, ma è possibile ridurre il suo disagio. Aiutare la madre a comprendere le proprie motivazioni le può permettere di arricchire le proprie risorse e chiarire gli obiettivi, per poter scegliere con consapevolezza il proprio percorso.

 Se stai facendo fatica nel tuo allattamento e hai bisogno di aiuto a chiarirti le idee, o vuoi un aiuto a trovare strategie per affrontare un cambiamento, che sia di modalità o una interruzione, puoi prenotare una consulenza di persona, o una videoconsulenza remota se sei lontana.

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